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The Deadbeats - Long Hard Nights - Cover
Artist: The Deadbeats
Location: Finspäng, Sweden
Line-up: Andreas Axelson (vocals, guitars), Andreas Sjoberg (guitars), Claes Holmberg (bass), Micke Wassholm (drums)
Album: Long Hard Nights
Label & Pubblication Year: Rock Alliance/Bootleg Booze Records, 2004
Tracklist: State Of Shock / Mr. Brokenhearted / Putting Out My Fire / Perfect World / Dead Dog Serious / Can't Get Up / Too Late To Save / Not The End / Same Damn Thing / Streetlights / Too Much / Long Hard Nights
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Tornano in pista gli svedesi The Deadbeats (attivi dal '96) con il loro secondo lavoro su lunga distanza (dopo l'omonimo lavoro uscito nel '99 per Fueled Up Records ed un paio di 7'') sotto l'egida della connazionale Rock Alliance, divisione di Bootleg Booze Records. Un titolo come "Long Hard Night" basta a spiegare lo stile di vita di questi 4 schiavi del rock'n'roll, per le cui vene di birra deve esserne passata a fiumi e sulla cui pelle è segnata la decadenza e la degenerazione figlia irriverente dei grandi ribelli del passato. Ma, per fortuna, da queste parti non è tutta scena, e "Long Hard Night" è invaso da composizioni che corrono sulla strada solcata dai The Hellacopters degli ultimi tempi, da "High Visibility" all'ultimo "By The Grace Of God". Traspaiono somiglianze davvero evidenti a partire dal timbro vocale di Andreas Axelson (principale songwriter della band) per arrivare sino al gusto per la melodia, fusa e magistralmente bilanciata con il lato più ruvido ed elettrico. Le chitarre sono ben presenti ed in alcuni frangenti sanno graffiare a dovere, ma non diventano mai troppo invadenti o eccessivamente rozze. Quando si ritagliano le luci della ribalta lo fanno più con uno straripante feeling che non con l'attitudine di chi ha da far saltare gli amplificatori. "Long Hard Nights" suona nel verso dello scan rock viscerale ma di classe, facilmente fruibile ed indiscutibilmente sottolineato da un retrogusto settantiano che trova il suo massimo splendore nelle puntellature dell'Hammond di Sara Eriksson. Quali brani migliori vi segnalerei "Perfect World", che nelle sue sfumature evoca per brevi tratti il southern rock d'autore, la scatenata e veloce "Can't Get Up", la pregna di feeling "Too Late To Save", graziata dall'apporto delle background vocals che creano cori intrisi di pathos. Si può quindi proseguire con "Same Damn Thing" ed il suo incessante riffing estrapolato dal trademark degli Ac/Dc per passare poi al fantastico finale lasciato ai tasselli di "Too Much" e della titletrack. La prima è il brano più incendiario di tutto il lavoro, scorretto e sfacciato, solcato dal pregevole e prezioso lavoro solista delle chitarre, mentre la seconda incanta tramite incredibili ed armoniose linee vocali, capaci di raggiungere il loro massimo ipnotismo all'altezza del refrain. Da queste parti non si incontrano fillers. "Long Hard Nights" parla di un contesto nel quale tutto rimane su standard qualitativi elevati, a partire dagli aspetti legati alla produzione, passando per il songwriting, fino ad arrivare all'ottima opera di packaging, in versione digipack. I The Deadbeats mostrano con questo full-length un'originalità vicina allo zero assoluto, ma non potrei mai relegare nel dimenticatoio o nel caso di spregevole plagio una band che snocciola 12 brani di tale caratura. Sta a voi decidere se "Long Hard Nights" ha un senso o meno, io la mia scelta l'ho già fatta. Se volete un consiglio, calpestate il senso di déjà vu ed iniziate a deliziare i vostri timpani con la colonna sonora delle vostre lunghe notti di baldoria assoluta. Un must per 'Copters maniacs, un must per rock'n'rollers!

Recensione Realizzata da Bruno Rossi
Vote: 8